Ultima riforma della politica dell’India sugli IDE in risposta al Covid-19

Il 18 aprile 2020, il Governo Centrale dell’India ha modificato la Politica Consolidata sugli Investimenti Diretti Esteri 2017 (“IDE Policy“), al fine di frenare “acquisizioni / acquisizioni opportunistiche di società indianedovute al COVID-19. Durante la conferenza stampa sono state introdotte le seguenti due nuove restrizioni:

  • Un’impresa straniera originaria di un paese che condivide il confine terrestre con l’India o il cui beneficiario effettivo dell’investimento è situato o è cittadino di tale paese, può investire solo ai sensi delle linee guida del governo.

 

  • È necessaria l’approvazione da parte del Governo qualora siano avvenuti cambiamenti nella proprietà effettiva (mediante trasferimenti diretti o indiretti) di qualsiasi IDE esistente o futura. Pertanto, tale proprietà sarà soggetta alla restrizione di cui al punto (i).

 

Il maggiore effetto di questo cambiamento nella politica sarà sugli IDE provenienti dalla Cina, sebbene questa nuova linea influisca anche sugli investimenti provenienti da Pakistan, Bangladesh, Myanmar, Bhutan, Afghanistan e Nepal.

 

Di recente, la Banca Popolare Cinese ha aumentato la propria partecipazione nella principale banca commerciale indiana Housing Development Finance Corp. Ltd (HDFC) dallo 0,8% all’1,01% mediante acquisizioni sul mercato aperto che hanno sollevato una tempesta tra i regolatori indiani e hanno innescato l’introduzione di questo cambiamento.

 

Il campo di applicazione di questa riforma è molto ampio. Coprirà non solo gli investimenti diretti da parte delle società in India, ma anche gli investimenti indiretti. Ad esempio, se una società investe in un’entità straniera che a sua volta ha investito in India, anche questa attività dovrà essere approvata dal Governo. Inoltre, anche gli investimenti aggiuntivi in ​​società esistenti o controllate al 100% da multinazionali ne saranno influenzati.

 

Per citarne alcuni, Alibaba e Tencent, le più grandi società quotate in Cina, sono azionisti di oltre una dozzina di startup indiane, che valgono collettivamente decine di miliardi di dollari. Alcune delle più grandi società Cinesi di investimento come Qiming, CDH e Morningside hanno scommesso nella fase iniziale dello sviluppo dell’India. Si prevede che questa crescita avrà un grande impatto per la raccolta fondi destinati a start-up, PMI e MSME in India, in un momento in cui le fonti di finanziamento sono estremamente limitate.

 

Questi emendamenti devono ancora essere notificati dal Governo Indiano. Di conseguenza, alcuni dettagli più fini come l’applicabilità di eventuali soglie o esenzioni (qualora siano introdotte) devono ancora essere chiariti dal governo indiano. La Cina è la seconda economia più grande del mondo. Da un punto di vista economico è ancora troppo presto per valutare l’impatto a lungo termine di questa riforma e le conseguenze positive o negative per l’economia indiana.

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