Opportunità di IDE in India: l’industria della trasformazione alimentare
#India
La liberalizzazione e la crescita del settore del food processing ha reso enormemente attraente il mercato indiano per gli imprenditori stranieri, tanto che lo stesso è considerato unodei settori chiave del progetto di modernizzazione e sviluppo dell’industria indiana.Tra l’Aprile del 2000 ed il Marzo del 2016, il settore ha assorbito investimenti per circa 6,82 miliardi USD e si stima possa attrarne altri 33 nel prossimo decennio.
Con un settore agricolo di così vaste proporzioni l’India sta velocemente avviandosi a diventare un hub mondiale della trasformazione alimentare.Tra i principali fattori favorevoli, si ricordano in particolare la grande disponibilità di terreni coltivabili e materie prime, la manodopera a costi contenuti, la presenza di almeno 127 aree agro-climatiche differenti ed unaposizione geografica strategica.
Ad ostacolare però un Paese che detiene le prime posizioni al mondo nella produzione dei principali alimenti di base, vi è però l’inadeguatezza e l’inefficienza dell’industria della trasformazione, che riesce a lavorare appena il dieci percento degli alimenti deperibili, con sprechi enormi e forti ricadute sui prezzi al consumo.L’importanza dello sviluppo del settorecostituisce, pertanto, una priorità assoluta per uno Stato che conta 1,3 miliardi di abitanti, dei quali il 30% vive al di sotto della soglia di povertà.
In questo contesto il Governo Indiano, ed in particolare il ministro per il settore del food processing Harsimrat Kaur Badal, ha introdotto un regime estremamente favorevole per gli Investimenti Esteri Diretti, che sono attualmente ammessi in questo settorefino al 100% e con approvazione automatica. Ciò acquisisce particolare importanza nel contesto dei Food Mega Parks, zone speciali caratterizzate da incentivi ed agevolazioni amministrative, proprio per attirare investitori stranieri.
La strategia dei Mega Food Parks mira a creare infrastrutture ad alta intensità di capitale, al fine di facilitare la creazione di una catena di valore integrata, con al centro il processo di trasformazione del cibo. In particolare, in base al progetto le fasi della raccolta, della produzione e dello stoccaggio saranno centralizzate, in modo da ottimizzare i costi e ridurre al minimo gli sprechi nel processo produttivo. Tali foodparks, dunque, possono essere descritti come una rete di centri generali per la raccolta e la trasformazione, che vede l’impiego di infrastrutture condivise e specializzate (come magazzini e celle frigorifere) e di un supporto logistico integrato. L’investimento complessivo sarebbe stimato attorno ai 900 milioni USD, dei quali circa 800 dovrebbero provenire da Stati terzi e da investitori privati.
Tutti questi fattori concorrono a creare una fortissima domanda di macchinari destinati al food processing, che dovrà inevitabilmente rivolgersi per buona parte all’estero. In questo contesto, le imprese italiane hanno senz’altro la possibilità di soddisfare tale domanda e acquisire un ruolo decisivo, attesa la propria posizione di leadership nel settore. Basti pensare che, nel 2016, si è registrato un incremento del 17% per quanto riguarda le esportazioni in India di macchinari italiani esclusivamente destinati al food processing.
Le imprese italiane, nonostante la pressione della concorrenza tedesca, continuano a detenere il primato nel settore dei macchinari di lavorazione (con una quota globale di mercato del 17%), vantando inoltre il secondo posto a livello mondiale nel settore dei macchinari da imballaggio (per una quota globale di mercato pari al 23%). Si tratta di settori che – in considerazione del volume, del tasso di crescita negli ultimi cinque anni, e dei livelli di export – hanno sempre rivestito una forte importanza nell’industria meccanica italiana, con un profitto che raggiunge i 5 miliardi di euro.
Le aziende italiane, come sottolineato dal capoeconomista di SaceAlessandro Terzulli, possono certamente offrire il knowhowe le tecnologie che permettano all’India di fare quel salto di qualità che ricerca. Questo, in particolare, vale per quanto riguarda i settori del coldchain e del coldstorage, nei quali l’industria indiana è davvero carente, come riferito da Francesco Pensabene, coordinatore per l’India dell’Agenzia Ice e direttore dell’ufficio di New Delhi.
Lo Studio Legale D’Andrea &Partners continuerà a tenervi aggiornati sulle opportunità di investimento straniero diretto in India. Per informazioni, si prega di scrivere ad info@dandreapartners.com
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