Riforma dell’IVA in Cina: focus sull’industria finanziaria, edile/immobiliare e sui servizi alla persona

Il 18 marzo 2016, durante la Riunione Esecutiva del Consiglio di Stato e` stata approvata l’estensione del raggio di attuazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) nonche` la sostituzione, a partire dal 1 maggio 2016, dell’Imposta al Commercio con l’IVA. Di conseguenza, molti settori industriali, quali l’edilizia, il mercato immobiliare, i servizi finanziari e i servizi alla persona (come alimentari, accoglienza e sanita`) inizieranno ad applicare l’IVA.

Secondo le disposizioni della Circolare N. 36 del 2016, emessa congiuntamente dal Ministero delle Finanze Cinese e dall’Amministrazione Statale della Tassazione, le aliquote IVA del mercato immobiliare e dei servizi edili sono entrambi pari all’11%, mentre ai servizi finanziari e ai servizi alla persona sono applicate aliquote IVA del 6%. Inoltre, l’attuale Imposta al Commercio in Cina si applica con aliquota dal 3% al 20%. Il diretto confronto tra l’IVA e l’Imposta al Commercio non ha alcun senso, in quanto la base dell’IVA consiste nel valore netto (uscite meno entrate) mentre l’Imposta al Commercio viene determinata soltanto sulla base delle entrate.

Attualmente l’IVA viene applicata su scala nazionale. Senza dubbio, tale fase rappresenta un momento significativo non solo per la riforma del sistema fiscale e finanziario, ma anche per l’impeto dato allo sviluppo economico, effetto della riduzione dell’onere fiscale. Attualmente l’attuazione dell’IVA rappresenta un elemento critico per la costante crescita economica e per la riforma del sistema fiscale. Di rilevante importanza per le imprese e` la riduzione dei costi di gestione.

Al momento, tutti i contribuenti sono piuttosto preoccupati circa l’impatto che i nuovi regolamenti fiscali potrebbero avere sul loro carico fiscale. Con il passaggio dall’Imposta al Commercio all’IVA, coloro che hanno un reddito annuo inferiore a 5 milioni di RMB sono solitamente considerati contribuenti minimi e soggetti ad aliquota IVA del 3%; diversamente, coloro con reddito annuo superiore a 5 milioni vengono classificati come contribuenti ordinari. Alla pari dei contribuenti minimi, questi ultimi non possono richiedere crediti IVA per spese sostenute o ricevere speciali fatture IVA. I dati riportati dall’Amministrazione Statale della Tassazione indicano che il carico fiscale dei contribuenti minimi si e` ridotto quasi del 40% rispetto al precedente 5% dell’imposta al commercio. Sembrerebbe che il nuovo regime dell’IVA sia vantaggioso per le piccole imprese.

Un’analisi a parte andrebbe fatta per i contribuenti ordinari, per i quali le implicazioni fiscali potranno essere verificate soltanto in futuro. Certamente occorre considerare che il carico fiscale e` condizionato anche da altri fattori, come la gestione aziendale dell’IVA, tuttavia in questa sede analizzeremo soltanto l’impatto della sostituzione dell’Imposta al Commercio con l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) sui tre principali settori industriali.

In primo luogo, nell’industria finanziaria, specialmente nel settore assicurarivo, molti professionisti credono che la complessita` di tale settore renda difficile misurarne l’impatto concreto; allo stesso tempo, credono anche che l’influenza delle nuove regole fiscali non debba essere sottovalutata. In base alle disposizioni vigenti nel sottore assicurativo, l’aliquota IVA e` stimata al 6%; inoltre, in tale settore i risarcimenti vengono effettuati dopo il pagamento del servizio, dunque il valore dei servizi assicurativi non puo` riflettersi direttamente sui premi. Allo stesso tempo, i costi principali per le compagnie assicurative comprendono i costi di risarcimento, d’agenzia, di manodopera, dei fondi di riserva assicurativi e altri ancora, e se le imprese assicurative non sono in grado di ottenere speciali fatture IVA per tali costi, non avranno il diritto di richiedere crediti IVA per le spese che esse sostengono. Sembrerebbe, insomma, che il carico fiscale non possa ancora essere ridotto.

L’industria immobiliare e l’edilizia, caratterizzate da lunghe catene industriali, alti tassi di entrate fiscali e occupazione, rappresentano il punto chiave e, allo stesso tempo, dolente di questa riforma. Sono quasi 2 milioni i contribuenti di tali settori coinvolti nel processo di transizione dall’Imposta al Commercio a quella sul Valore Aggiunto. In questi due settori, le aliquote dell’Imposta al Commercio del 3% e 5% sono sostituite  da quella IVA all’11%. I principali crediti per il settore edile derivano dai materiali da costruzione come sabbia, cemento, acciaio etc. Comunque, e` molto difficile ottenere speciali fatture IVA, poiche` sabbia e pietra sono sempre fornite da piccole imprese o da lavoratori in proprio. In una prospettiva a breve termine, le implicazioni dei nuovi regolamenti potrebbero non allontanarsi di troppo da quelle della precedente riforma. In futuro, tuttavia, si registrera` un aumento del carico fiscale in questi due settori.

Inoltre, il settore dei servizi alla persona, quali accoglienza, intrattenimento e sanita`, trarra` benefici dalla riforma. Infatti, anche se l’aliquota IVA aumentera`, la base imponibile di questa parte sarà relativa al ricavo lordo dell’azienda, cosicche` il carico fiscale della maggior parte delle aziende non dovrebbe aumentare.

Per concludere, l’arco temporale dalla data di pubblicazione dei nuovi provvedimenti alla data di entrata in vigore degli stessi consiste in sole 5-6 settimane; senza dubbio, molte aziende avranno una grande sfida da affrontare, ma d’altro lato, soltanto la reale attuazione permettera` alle aziende di beneficiare della riforma IVA.

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