SOCIETÀ INATTIVE IN ITALIA: CONSIGLI PER GLI INVESTITORI STRANIERI
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L’espressione “società inattiva” indica una società formalmente costituita ed iscritta al registro delle imprese, la quale però non svolge alcuna attività economica significativa; in sostanza, si tratta di una società formalmente registrata, ma al momento in uno stato di inattività operativa.
Le motivazioni per cui una società risulta inattiva possono essere molteplici; ad esempio, può accadere che quest’ultima si trovi a dover affrontare un momento di transitoria difficoltà finanziaria, che non rende possibile il normale svolgimento dell’attività; allo stesso modo, può accadere che a seguito di cambiamenti del mercato, il management della società decida di sospendere momentaneamente l’attività per riconsiderare il proprio modello di business. Non mancano, infine, i casi in cui la società decida di terminare lo svolgimento della propria attività, senza però procedere alla formale chiusura della stessa.
Tuttavia, è importante tenere a mente che, da un punto di vista pratico, lasciare aperta una società inattiva può comportare delle conseguenze, le quali variano a seconda della durata dell’inattività e di specifiche circostanze relative ai singoli casi di specie.
Una società formalmente iscritta al registro delle imprese è, infatti, tenuta al rispetto di alcuni obblighi e scadenze, anche se momentaneamente si trova in uno stato di inattività.
In via generale, una delle principali conseguenze del tenere aperta una società inattiva e non ottemperare agli obblighi fiscali e dichiarativi previsti o quanto prescritto dalle singole normative di settore, è quella di incorrere in sanzioni derivanti dal mancato rispetto di detti obblighi. Inoltre, mantenere una società aperta può comportare una serie di costi amministrativi nonostante l’inattività economica, oltre alla perdita di eventuali vantaggi fiscali.
È fondamentale menzionare che tra le possibili conseguenze vi è anche la chiusura d’ufficio della partita IVA da parte delle autorità competenti, nello specifico da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Su quest’ultimo punto, è importante ricordare che tutte le società sono tenute ad avere una partita IVA. Quest’ultima, infatti, consiste in un “codice fiscale” che identifica una società – come anche un professionista autonomo – nei confronti dell’Agenzia delle Entrate ed è uno strumento fondamentale per adempiere agli obblighi fiscali.
Da ciò, risulta evidente come la chiusura d’ufficio della partita IVA sia una conseguenza particolarmente dannosa dell’inattività di una società.
Sul punto, occorre ulteriormente menzionare che all’interno della Legge di Bilancio 2023 sono stati previsti una serie di strumenti volti a contrastare l’evasione legata al, sempre più frequente, fenomeno delle partite IVA “apri e chiudi”. Da un lato, infatti, è stata introdotta una sanzione di 3.000€ a seguito della chiusura d’ufficio della partita IVA, oltre all’intensificazione di controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle Entrate; dall’altro, la Legge di Bilancio 2023 (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/12/29/22G00211/sg) ha previsto che in caso di chiusura d’ufficio della partita IVA, sarà possibile chiedere la riapertura della stessa solo previo rilascio di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria per la durata di 3 anni e per un importo non inferiore a 50.000€.
Pertanto, nel caso in cui si eserciti un’attività economica e si abbia l’intenzione di costituire una società in Italia, o nel caso in cui un investitore straniero voglia investire in Italia, è di fondamentale importanza evitare che la società risulti inattiva.
In tal senso, risulta necessario, tra le altre cose, rispettare tutti gli adempimenti fiscali e contabili concernenti il pagamento di tasse e contributi, monitorare le eventuali scadenze, avere licenze aggiornate, ove previste, svolgere tutte le attività di compliance legale necessarie, nonché procedere all’aggiornamento delle informazioni presso il Registro delle Imprese.
Qualora, invece, la società sia inattiva e risulti momentaneamente impossibile riprendere l’attività economica, è importante che tale situazione venga tempestivamente comunicata alla Camera di Commercio.
In conclusione, è possibile affermare che nel caso in cui si decida di costituire una società in Italia, è bene portare a termine tutti gli adempimenti necessari al fine di evitare lo stato di inattività operativa e, di conseguenza, evitare possibili sanzioni. Allo stesso modo, in caso di inattività inevitabile occorre, invece, prontamente comunicare tale status alle autorità competenti.
Se desiderate approfondire la tematica delle possibili conseguenze derivanti dal mantenere aperta una società operativamente inattiva, o volete rimanere aggiornati sulla normativa di riferimento, potete inviare una mail all’indirizzo info@dandreapartners.com.
Potete, inoltre, trovare maggiori informazioni all’interno della nostra guida “Investire in Italia”, disponibile anche in lingua cinese.
D’Andrea & Partners Legal Counsel e PHC Advisory Tax & Accounting (società del Gruppo DP) offrono servizi di assistenza e consulenza in ambito legale e fiscale. Per qualsiasi richiesta di informazioni, siete invitati a contattarci: info@dpgroup.biz.
I contenuti di cui sopra sono forniti solo a scopo informativo. La pubblicazione di questo articolo non crea un rapporto avvocato-cliente tra DP Group e il lettore e non costituisce consulenza legale. La consulenza legale, infatti, deve essere adattata alle circostanze specifiche di ciascun caso concreto.
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