Diritto del lavoro in Vietnam: in quali casi si può risolvere un contratto di lavoro?

Indubbiamente un rapporto di lavoro vantaggioso per entrambe le parti è un aspetto importante che determina lo sviluppo di un’impresa. Anche se si spera sempre di poter investire in risorse umane qualificate a lungo termine, è utile sapere quando una società è autorizzata dalla legge a terminare il rapporto di lavoro con un dipendente non qualificato, o viceversa.

Per prima cosa, vale la pena ricordare che, in ogni caso, un contratto può sempre essere risolto consensualmente per decisione di entrambe le parti. E’ quindi consigliabile negoziare le condizioni al fine di raggiungere un accordo scritto per evitare future controversie legali. In questi casi, un accordo scritto deve includere: data esatta di risoluzione del contratto di lavoro, indennità, risoluzione delle controversie, ecc.

Più in generale, il diritto del lavoro in Vietnam, e le sue linee guida, indicano tutte le circostanze in cui la risoluzione del contratto di lavoro è consentita. In linea di principio, la risoluzione di un contratto di lavoro può avvenire nei casi in cui il lavoro indicato nel contratto si è concluso e le prestazioni adempiute; il lavoratore raggiunge l’età pensionabile; il lavoratore è sottoposto a misura cautelare detentiva, scomparso o deceduto o non è legalmente abilitato a svolgere il lavoro indicato nel contratto di lavoro o comunque ha perso la capacità di agire. In particolare, un lavoratore assunto con un contratto di lavoro a tempo determinato, un contratto di lavoro stagionale o un qualunque contratto di lavoro per un periodo inferiore a 12 mesi può recedere unilateralmente nei seguenti casi: non gli/le sono assegnate le mansioni o le condizioni di lavoro come indicato nel contratto di lavoro; ha sofferto il mancato o tardivo pagamento dello stipendio; è maltrattato, molestato sessualmente o è soggetto a lavoro forzato; è incapace di svolgere il lavoro a causa di difficoltà personali o familiari, o di un lungo periodo di malattia. Ai sensi della legge è dovuto un congruo preavviso al datore di lavoro. Nel caso in cui un lavoratore sia assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato, può recedere unilateralmente dal contratto di lavoro a condizione che informi il datore di lavoro con almeno 45 giorni di anticipo, salvo circostanze particolari.

Dal lato del datore di lavoro, il contratto può essere risolto se il lavoratore è stato licenziato rispettando le condizioni di legge; il datore di lavoro può licenziare dipendenti a causa di cambiamenti strutturali o tecnologici o per motivi economici, come la cessazione dell’attività, la fusione, il consolidamento o la divisione dell’impresa. L’impresa può anche recedere legalmente e unilateralmente dal contratto di lavoro nei seguenti casi: il lavoratore non è in grado di completare le mansioni assegnate in modo continuo o non riprende l’attività lavorativa entro 15 giorni dalla scadenza del periodo di sospensione; il lavoratore è soggetto ad un lungo periodo di malattia, salvo sia dovuto ad infortuni sul lavoro o malattie professionali; il datore di lavoro subisce un evento di forza maggiore, nei casi previsti dalla legge e, sebbene abbia applicato ogni misura correttiva, è costretto a ridurre la produzione e i posti di lavoro. A seconda del tipo di contratto, la risoluzione deve essere preceduta da un preavviso dai 3 ai 45 giorni. Il periodo di preavviso previsto deve essere rispettato in ogni caso.

Qualora i lettori necessitino di chiarimenti in merito a qualsiasi questione lavorativa, consigliamo di contattare i nostri specialisti ed esperti prima di prendere una decisione sulla base di questo breve articolo di sintesi.

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