L’esplosione degli SHIB coin: la regolamentazione Cinese delle criptovalute

Dopo Bitcoin e Doge Coin, SHIB Coin è improvvisamente esplosa in popolarità, arrivando addirittura al secondo posto della classifica delle valute piu’ discusse all’interno dei forums. SHIB Coin, nota anche come criptovaluta Shiba Inu, è stata sviluppata nell’agosto 2020. È una “valuta copia” come le precedenti valute DOGE, ELON e AKITA, considerate un esperimento per la creazione di una comunità spontanea decentralizzata.

Ovviamente, l’esplosione di SHIB Coin non può essere separata dal ruolo KOL di Elon Musk su Twitter. Il 7 maggio, il direttore di Tesla, Hiromichi Mizuno, ha dichiarato su Twitter che “Non e’ un problema se gli investitori vogliono scambiare monete Shiba a breve termine ma non pensano nemmeno di fare lo stesso con i cani Shiba”. Musk ha risposto immediatamente: “Cercasi cucciolo di Shiba!” Dopo la condivisione del tweet, il prezzo unitario di SHIB Coin è salito alle stelle al 1400% rispetto al prezzo unitario precedente nei tre giorni successivi, più di 200.000 volte rispetto al prezzo di emissione. Anche molti investitori in Cina hanno preso parte alla speculazione sulla valuta virtuale, ma in seguito agli eventi che hanno portato all’esplosione degli SHIB Coin, l’orientamento normativo della Cina nei confronti delle criptovalute non può essere ignorato.

1 Definizione di una criptovaluta

La criptovaluta, nota anche come “Token”, è stata inventata per la prima volta da “Satoshi Nakamoto” con il titolo Bitcoin. Utilizzando la tecnologia blockchain come tecnologia di base, e’ possibile creare un sistema di contabilità decentralizzato in cui ogni utente può tenere un registro di ogni transazione effettuata dalla creazione della criptovaluta sul proprio computer. Il registro è conservato da ogni utente in modo equo e aperto e non può essere manomesso o confiscato. Sebbene definito come una “valuta copia”, SHIB Coin è stato inventato sulla base della tecnologia blockchain, la stessa del Bitcoin, quindi appartiene anch’essa alla categoria delle Criptovalute.

Le diverse proprietà di una criptovaluta sono generalmente definite in tre categorie diverse: (a) una merce virtuale; (b) una valuta virtuale; e (c) titoli al portatore. In tutto il mondo, solo una manciata di paesi ha approvato la definizione di valuta virtuale (fra i quali, Germania, New York) e titoli (ad esempio, Singapore, Svizzera). Tuttavia, la Cina, come la maggior parte degli altri paesi, ha approvato solamente la definizione di merce virtuale. Il 3 dicembre 2013, la Banca Popolare Cinese (“PBC”) oltre ad altri 4 ministeri e commissioni, hanno emesso congiuntamente la Circolare sulla Prevenzione dei Rischi da Bitcoin (la “Circolare”), affermando che i Bitcoin non sono emessi dall’Autorita’ per la valuta nazionale e quindi non sono soggette ad azione di risarcimento ed esecuzione legale. Pertanto, Bitcoin non è stata considerata come una vera e propria valuta, ma può essere utilizzata come “merce virtuale”. Poiché il mercato Cinese delle valute virtuali non era maturo all’epoca, i documenti a quel tempo utilizzavano principalmente il termine “Bitcoin” per riferirsi a una criptovaluta.

2 Disciplina Cinese sulle criptovalute

Le criptovalute hanno le caratteristiche di “T + 0” (libere di acquistare e vendere lo stesso giorno), trading ininterrotto di 24 ore, nessun limite superiore e inferiore, emissione incontrollata, anonimato, ecc. pertanto, hanno iniziato a crescere esponenzialmente in entrambi i mercati primari e secondari.

In primo luogo, per quanto riguarda la tecnologia blockchain, come tecnologia e infrastruttura alla base delle criptovalute, si può dire che la Cina non ha imposto troppe restrizioni al suo sviluppo. Il 10 gennaio 2019, l’Internet Information Office statale ha diffuso le Disposizioni amministrative sui servizi di informazione sulla catena di blocchi (il “Regolamento”), che stabilisce principalmente gli obblighi degli utenti dei servizi di informazione di Blockchain in merito alla registrazione, all’archiviazione e alla valutazione della sicurezza del nome reale . Il 24 dicembre 2019, la Borsa di Shenzhen ha rilasciato l ‘”Indice Blockchain 50″ per rispecchiare le prestazioni delle società legate al settore blockchain, aiutando efficacemente a investire in titoli blockchain. Tuttavia, quando si parla di criptovalute, la posizione normativa della Cina è chiaramente molto più rigorosa. La Circolare proibisce esplicitamente alle istituzioni finanziarie e agli istituti di pagamento di impegnarsi in attività legate a Bitcoin e richiede alle filiali PBC di proteggersi da possibili rischi di riciclaggio di denaro derivanti da Bitcoin.

Inoltre, poiché un “white paper” auto-rilasciato è sufficiente per l’approvazione ed evitare il controllo normativo, sempre più progetti blockchain conducono Initial Crypto-Token Offer (“ICO”) nel mercato primario, la maggior parte dei quali non ha un valore reale ma sono usati per denaro speculativo. In risposta a questo disordine del mercato, il 13 settembre 2017 PBC e altri 6 ministeri e commissioni hanno promulgato l’Annuncio sulla prevenzione dell’offerta iniziale di cripto-token (“L’Annuncio”), che definisce il finanziamento mediante l’emissione di criptovaluta come raccolta di fondi illegale e proibisce varie organizzazioni, individui, piattaforme di trading per la raccolta di fondi, istituzioni finanziarie e istituti di pagamento non bancari dall’impegnarsi in qualsiasi attività relativa ga ICO. Inoltre, l’Annuncio chiarisce che le piattaforme di trading non possono effettuare la conversione tra valuta legale e criptovaluta.

Dopo la pubblicazione dell’Annuncio, le principali piattaforme di trading nazionali originali (Huobi, OKEx, ecc.) hanno successivamente chiuso le proprie attività in Renminbi e reindirizzato le loro funzioni di trading a siti Web offshore. Tuttavia, l’Annuncio non vieta le transazioni o i prelievi di criptovalute tra individui o su piattaforme offshore. Inoltre, secondo la nostra esperienza, una serie di operazioni come accessi, acquisto e regolamento di valuta estera e negoziazione possono essere effettuate anche su queste piattaforme di trading utilizzando un VP N. Sebbene i server di queste piattaforme siano stati trasferiti all’estero, la possibilità di ulteriori azioni repressive da parte del governo cinese non può essere esclusa poiché i loro team operativi potrebbero ancora essere basati in Cina.

3 Riepilogo e prospettive

In conclusione, l’attività vietata in Cina attualmente include ma non è limitata a (1) transazioni di criptovaluta da parte di istituti finanziari e istituti di pagamento; (2) Finanziamento di criptovaluta e (3) scambi tra corso legale e Criptovaluta su piattaforme di transazione.

Tuttavia, l’attuale atteggiamento normativo del governo cinese sulle transazioni di criptovaluta tra individui, in particolare sulle transazioni di criptovaluta su piattaforme offshore, rimane poco chiaro, pur non escludendo la possibilità di una supervisione più stretta in futuro. Inoltre, dati gli inevitabili rischi elevati delle criptovalute (come hacking, riciclaggio di denaro, sovraemissione, non ritiro, ecc.), e’ consigliabile agli investitori di mantenere un atteggiamento cauto riguardo alle criptovalute, effettuando investimenti razionali, controllando i rischi di investimento in modo ragionevole e mantenendo la tutela dei propri beni. Come detto da Andrew Bailey, governatore della Banca d’Inghilterra, “Se intendi acquistare criptovaluta, devi essere pronto a perdere tutto”.

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