La legge del buon samaritano: le persone dovrebbero aiutare gli altri?

In passato in Cina non vi erano leggi che proteggessero i “buoni samaritani”, quindi, molte persone, nel tentativo di aiutare qualcuno, finivano poi per essere considerate responsabili dalla famiglia della vittima. Questa mancanza di tutela ha portato alla morte di moltissime persone, che nessuno ha aiutato, per la paura di trovarsi poi a dover pagare somme di denaro.

È stato questo il caso ad esempio di una signora anziana che, a Nanchino, il 20 novembre 2006, è caduta rompendosi una gamba a causa di un urto ricevuto sull’autobus. Un giovane l’ha quindi aiutata a rialzarsi e l’ha condotta in ospedale. Successivamente, la donna e la sua famiglia, hanno fatto causa al giovane che è stato condannato dal tribunale a pagare il 40% delle spese mediche. Il tribunale ha giustificato la decisione sostenendo che la stessa sia ragionevole. La sentenza afferma che “in base al senso comune”, è altamente probabile che il convenuto sia andato a sbattere contro l’anziana signora, considerando che lui è stata la prima persona a scendere dal bus e, “considerando quello che una persona qualunque avrebbe fatto in questo caso”, il giovane avrebbe poi lasciato rapidamente l’ospedale anziché restare lì durante l’intervento.

Dopo il verificarsi di molti casi simili a questo, la Cina ha adottato la “legge del buon samaritano” stabilendo il principio per cui “una persona che arrechi danno ad un’altra nel tentativo di soccorrerla in casi di emergenza, non sarà ritenuta civilmente responsabile” (articolo 184 dei principi generali in materia civile, promulgati dall’Assemblea Nazionale della Repubblica Popolare cinese in data 15 marzo 2017, efficaci a partire dal 1° ottobre 2017).

L’introduzione di questa regola è di fondamentale importanza in quanto inverte l’onere della prova, facendo sì che sia l’attore a dover provare il danno ed il nesso di causalità tra questo ed il comportamento del convenuto. Ciò significa che la vittima dovrà pensarci due volte prima di far causa al suo soccorritore, perché, se così fosse, dovrebbe provare che quest’ultimo ha causato un danno alla sua salute.

Ciò nonostante, vi sono ancora alcune lacune nel sistema. In particolare, le maggiori perplessità riguardano i casi in cui il soccorritore, con il suo intervento, arrechi un danno alla vittima a causa della mancanza di conoscenza in campo di assistenza medica. Pertanto, sarà fondamentale vedere come i tribunali cinesi decideranno in futuro casi simili, sperando che sia l’inizio dello sviluppo di una nuova prassi tesa ad incoraggiare l’aiuto del prossimo, ma al contempo a garantire i diritti alla vita, alla sicurezza ed alla salute delle vittime.

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